Nonostante la fama ormai planetaria di Babbo Natale ci sono luoghi dove resistono altre tradizioni e leggende. E lo stesso Santa Claus altri non è se non San Nicola, nato in Turchia nel 270 e vescovo di Mitra
Il Natale è la festa religiosa in cui tutti i cristiani il 25 dicembre celebrano la nascita di Gesù, il figlio di Dio. Da molti decenni tutto il periodo delle festività è vissuto dalle famiglie come un periodo di felicità diffusa, caratterizzato da un particolare clima di festa con la magia degli addobbi e delle luci.
Alle celebrazioni religiose si sono affiancate abitudini laiche e, in molti casi, anche fenomeni di vero e proprio consumismo sfrenato che poco hanno a che spartire con l’originario spirito della Festività.
C’è da dire, tuttavia, che anche il Natale dei Cristiani si è intrecciato per secoli con tradizioni e leggende del passato politeista greco-romano e con le culture locali, producendo le attuali consuetudini. Come quella dell’attesa dei classici doni destinati a tutti i “bimbi buoni”. Ma da chi arrivano questi regali? Ogni luogo ha la sua risposta.
Così se in Portogallo è “Pai Natal” (Babbo Natale) che lascerà i regali sotto l’albero o, più tradizionalmente, dentro la calza o la scarpa appese al camino, in Spagna sono i “Reyes Magos” (i Re Magi) a consegnare i doni il giorno dell’Epifania.
Pian piano le cose però stanno cambiando e anche in Spagna Babbo Natale comincia a farsi valere con il risultato che spesso i bimbi ricevono doni sia il 25 dicembre, sia il 6 gennaio, un po’ come in Italia accade con la Befana.
Santa Lucia, dalla Sicilia al Veneto
Anche se Babbo Natale la fa da padrone, in molte zone dell’Italia, è Santa Lucia a portare doni ai bimbi il giorno 13 di dicembre.
Accade soprattutto in Lombardia, Trentino, Veneto e Sicilia, ma anche in Scandinavia.
Lucia nacque a Siracusa, in Sicilia, attorno al 282 da una famiglia nobile. Fu assassinata a causa del suo rifiuto di sposare un giovane pagano che la denunciò alle autorità dell’Impero romano come cristiana (religione all’epoca fuorilegge). Per la sua dedizione e obbedienza a Dio, la Santa è venerata.
Ad esempio, a Verona la leggenda narra di un’epidemia che si diffuse attorno al 1200 e che colpiva i bambini rendendoli ciechi. Le madri portarono allora i loro figli in pellegrinaggio per chiedere la grazia a Santa Lucia, protettrice dei non vedenti e per convincere i piccoli ad affrontare il freddo e la fatica, promisero loro che al ritorno la Santa avrebbe fatto trovare dei doni di ringraziamento. E così da allora, la notte tra il 12 e il 13 dicembre i bambini attendono che Santa Lucia porti i doni in groppa al suo asinello.
L’origine più probabile di questa tradizione è probabilmente ancora più antica, vista la coincidenza della notte di Santa Lucia con la notte più lunga dell’anno. Prima dell’introduzione del calendario Gregoriano, infatti, il solstizio d’inverno cadeva proprio in questi giorni di festeggiamenti per il ritorno della luce e il risveglio del ciclo naturale e spesso, nelle campagne, chi aveva avuto raccolti più abbondanti ne donava una parte a chi aveva avuto una stagione meno fortunata.
San Nicola, il “vero” Babbo Natale
Per scoprire le origini della leggenda di Babbo Natale ci trasferiamo in Puglia, a Bari. È infatti San Nicola, patrono della città di Bari, ad aver ispirato la figura del più famoso portatore di doni.
È uno dei santi più amati e venerati in tutto il mondo, che unisce cattolici e ortodossi, e le cui reliquie, conservate a Bari, sono ancora oggi contese con la Turchia che ne chiede la restituzione dopo che furono trafugate da Myra nel 1087 da parte di alcuni marinai baresi. Il Santo visse nel IV secolo in Asia Minore e divenne Vescovo di Mira, dedicando tutta la sua vita ad aiutare le persone in difficoltà e soprattutto i bambini.
La leggenda narra infatti che Nicola salvò tre giovani ragazze dalla prostituzione lanciando attraverso la finestra aperta tre sacchi d’oro come dote per un futuro matrimonio. Da qui nasce la tradizione che vede San Nicola come portatore di doni.
Il particolare rapporto con i bambini viene spiegato invece da un’altra storia secondo la quale il vescovo resuscitò tre bambini che un malvagio e avido macellaio aveva fatto a pezzi e messo sotto sale per venderne la carne. Si narra infatti che il Santo estrasse i tre giovani dalla salamoia vivi e vegeti.
Tra il VII e l’VIII secolo, quando Bizantini e Arabi combatterono per la supremazia sul mare di fronte alle coste dove sorgeva il santuario, Nicola diventò il punto di riferimento dei marinai bizantini e il loro protettore e il suo culto si espanse lungo le rotte marittime del Mediterraneo, arrivando a Roma, a Gerusalemme, a Costantinopoli e in Russia, diffondendosi anche in Germania e nei Paesi del nord Europa.
È così che il Santo vescovo di Myra, nei secoli, è diventato il Nikolaus o Samiklaus, tedesco e il Santa Claus dei paesi anglosassoni, che oggi porta regali ai bambini a Natale.
In alcune zone però i doni arrivano ancora nel giorno della ricorrenza di San Nicola, il 6 dicembre. Ciò accade in particolare nella Francia nord orientale, in Olanda, Germania e Austria, dove la tradizione vuole che il Santo giri accompagnato da quello che in Francia chiamano Père Fouettard, una specie di demonietto munito di frusta che punisce i bambini cattivi, mentre i bambini buoni troveranno al mattino i loro doni all’interno delle scarpette vuote lasciate sotto la finestra o accanto al camino.
E San Nicola, o San Nicolò, è ancora protagonista anche in Alto Adige dove sconfigge le orde di Krampus, malvage creature che minacciano con i loro bastoni i bambini che non hanno fatto i bravi, caricandoli nel “Kraxn”, un grande cesto che portano sulle spalle.
Il Krampus è un demone citato in varie leggende tedesche, austriache e nord italiane, che, sconfitto da San Nicola, diventa suo servitore, trasformandosi, secondo alcuni autori, nei ben noti elfi al servizio di Santa Claus.
In Alto Adige, ma anche in Friuli e in Trentino, si svolgono tra il 5 e l’8 dicembre feste e sfilate di krampus che attirano turisti e curiosi. Una delle più famose è quella di Dobbiaco che arriva ad avere anche mille partecipanti: sudtirolesi, svizzeri, austriaci e tedeschi si radunano, sfilano per il paese e sulla piazza centrale in un vero e proprio show sfoggiando le proprie maschere e vestiti.
Il retaggio culturale degli antichi Romani
A chiudere il cerchio, e la distribuzione di doni, arriva la Befana. Tradizione particolarmente sentita nelle regioni centrali, Lazio e Toscana fra tutte, anche la Befana affonda le sue radici nelle feste e tradizioni precristiane legate al solstizio d’inverno ereditate e poi diffuse durante l’Impero romano.
L’origine della vecchietta che vola sulla scopa potrebbe derivare dalla credenza che dodici notti dopo il Sol Invictus (celebrato tra il solstizio d’inverno e il 25 dicembre) Diana, la dea dei cicli lunari e delle coltivazioni, volasse insieme alle sue ninfe sopra i campi, per propiziare i futuri raccolti. La consegna di regali o carbone ai bambini potrebbe invece essere legata alla divinità romana di Strenia, simbolo del nuovo anno, celebrata con i tradizionali scambi di doni augurali durante i Saturnali che si celebravano nello stesso periodo (dal 17 al 23 dicembre)
L’Epifania è infatti una festività particolarmente sentita a Roma, dopo l’Unità d’Italia i festeggiamenti si spostarono da Piazza Sant’Eustachio a Piazza Navona, storica sede di un celebre mercato rionale, dove tutt’oggi ogni anno, si raccolgono ancora migliaia di cittadini e turisti desiderosi di assaporare l’atmosfera gioiosa dell’Epifania Romana tra bancarelle colme di doni, giochi e dolci natalizi.
In Toscana infine, famose le discese della Befana da campanili o palazzi. La più nota è probabilmente la calata in Piazza del Campo di Siena, ma rappresentazioni simili si svolgono a Pisa, Pistoia, Livorno e all’interno della grotta di Equi Terme.