Nel secondo anniversario dell’omicidio dell’intellettuale curda Nagihan Akarsel, un comitato internazionale si è attivato per prevenire altri femminicidi e omicidi politici
Il conflitto turco-curdo risale al 1984 quando il PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan annunciò l’insurrezione popolare contro il Governo di Ankara. La risposta delle forze armate turche fu violenta e, fino ad oggi, ha portato alla morte di oltre 50.000 civili curdi e al sistematico uso di esecuzioni sommarie, torture, esodi forzati, distruzione di villaggi, arresti e omicidi politici (soprattutto di giornalisti e attivisti).
Come abbiamo raccontato nell’articolo “Kurdistan, la shoah invisibile“, il territorio abitato in maggioranza dai curdi ricade in sotto la giurisdizione di Turchia e Iran (dove subiscono le peggiori repressioni), mentre in Iraq (Kurdistan Iracheno) e Siria (Rojava), godono di una forte autonomia amministrativa.
Gli insorti curdi residenti nella Repubblica di Turchia chiedono maggiore autonomia, oltre al riconoscimento dei propri diritti politici, linguistici e culturali. Tuttavia il conflitto non sembra acquietarsi sia a causa dei numerosi attentati terroristici ad opera del PKK, sia per l’autogoverno recentemente raggiunto dai curdi nelle province siriane e irachene che il primo ministro turco Erdoğan rappresentano una grave minaccia.
Il femminicidio politico come deterrente
EIn questo contesto turbolento, il 4 ottobre 2022 a Suleymaniyah, nel Kurdistan iracheno, la giornalista, femminista e accademica curda Nagihan Akarsel fu stata uccisa con 11 colpi di pistola. Era direttrice della rivista Jineology e faceva parte del Jineolojî Research Center.
Al pari delle guerrigliere curde che hanno combattuto e vinto contro l’ISIS, le attiviste della cosiddetta “scienza delle donne” fanno molta paura ai turchi. La Jineolojî rappresenta infatti un aspetto fondamentale del movimento di liberazione curdo ed è parte integrante della politica in Rojava caratterizzata da una reale democratizzazione della società e una parità di genere assoluta e applicata in ogni aspetto politico e sociale.
Nagihan Akarsel è la quinta attivista curda uccisa in pieno giorno in pochi mesi. Anche per questo è nato il comitato internazionale “Giustizia per Nagihan Akarsel” che assieme ad altre 150 organizzazioni hanno lanciato un appello per fare in modo che i mandanti di questi omicidi vengano puniti. L’esecutore materiale è infatti già stato individuato e condannato a morte. Si tratta di un cittadino turco con precedenti penali per reati violenti che, durante il processo, ha ammesso di essere stato addestrato e pagato dai servizi segreti turchi che gli avrebbero anche fornito l’arma del delitto. Nonostante queste dichiarazioni che coinvolgono il servizio segreto turco MIT (Millî İstihbarat Teşkilatı), non sono state intraprese azioni contro i mandanti.
Mobilitazione internazionale per le giornaliste curde
Nel secondo anniversario dell’omicidio, il comitato “Giustizia per Nagihan Akarsel” ha organizzato un evento internazionale online che si terrà il 13 ottobre 2024, dalle 13:00 alle 15:00 UTC / GMT. Per partecipare occorre scrivere un ‘email a: justicefornagihanakarsel@gmail.com.
Ci saranno aggiornamenti sugli sviluppi di questo omicidio che non può essere considerato un atto isolato, ma è un crimine politico. Ad oggi, non è stata intrapresa alcuna azione legale o politica verso quelle strutture statali turche che sono i veri mandanti di questo femminicidio politico. Occorre quindi tenere alta la tensione a livello internazionale per ottenere giustizia e prevenire ulteriori violenze.
L’assassinio di Nagihan Akarsel si inserisce infatti in una lunga scia di violenza contro attivisti e giornalisti curdi che hanno portato alle uccisioni di Sakine Cansiz, Fidan Doğan, Leyla Saylemez, Zeyneb Sarokhan, Gulistan Tara e Hero Bahadin.
Il comitato rinnova l’appello a giornalisti, accademici, artisti e organizzazioni per sensibilizzare l’opinione pubblica sugli omicidi politici, lavorando insieme per condannare chi ne è responsabile e per cercare di chiudere lo spazio aereo iracheno e siriano ai droni turchi, ponendo così fine agli attacchi illegali e alle politiche di occupazione della Turchia nelle regioni curde di Iraq e Siria.
Attività complementari
Attività di ricerca: oltre ai curdi, individua altri popoli che non hanno un proprio Stato nazionale e sono, al contrario, inseriti all’interno dei confini di altri Stati
Obiettivo: sensibilizzare sulla differenza tra il concetto di Stato e quello di Nazione
Attività: gli studenti si organizzano in piccoli gruppi. Ciascun gruppo si occupa di un continente e, grazie a Google e altre fonti online, ricerca il maggior numero di popoli che, pur avendo una propria lingua e/o storia comune e/o costumi e tradizioni autoctoni, rientrano dentro un diverso Stato nazionale.
Esposizione: è utile verificare il livello di autonomia amministrativa, di libertà civili, religiose e linguistiche di cui questi popoli godono effettivamente