Negli ultimi anni i diritti delle persone non eterosessuali in Europa hanno vissuto un’evoluzione complessa, segnata da progressi significativi in alcuni Paesi e da preoccupanti arretramenti in altri. Mentre nazioni come Germania, Danimarca e Francia continuano a rafforzare le tutele per le persone LGBTQ+, in altre, come Ungheria, Polonia e Slovacchia, hanno adottato politiche restrittive che minano il principio di uguaglianza. Questo scenario si inserisce in un contesto globale sempre più polarizzato, in cui le battaglie per i diritti civili si scontrano con un’ondata conservatrice alimentata da movimenti “anti-woke”.
Negli Stati Uniti, il ritorno sulla scena politica di Donald Trump è conciso con il successo di una retorica sempre più conservatrice e retriva, ostile verso tutte le minoranze. Parallelamente, personaggi influenti come Elon Musk hanno più volte criticato le politiche di inclusione, amplificando il dibattito su piattaforme come X (ex Twitter). Questo clima ha ispirato anche alcuni governi europei, spingendoli a limitare i diritti LGBT+ con il pretesto di difendere i “valori tradizionali”.
L’Europa, che per anni ha rappresentato un faro di progresso sui diritti civili, si trova ora a un bivio: cedere alle pressioni dei movimenti reazionari o riaffermare il proprio ruolo di leader nella tutela delle libertà fondamentali. Non è in gioco soltanto il futuro dei diritti LGBT+ ma la stessa ragion d’essere dell’Unione Europea. Analizziamo più nel dettaglio cosa succede in Italia, Portogallo e Spagna.
ITALIA
Il “Bel Paese” è molto indietro sui diritti civili rispetto ad altre nazioni europee, sia a causa di resistenze politiche che di rigidità culturali e religiose. Secondo il rapporto Rainbow Europe 2024, stilato dall’organizzazione Ilga Europe, che analizza la tutela dei diritti Lgbt nei vari paesi europei, L’Italia si posiziona addirittura al di sotto dell’Ungheria, già nota per le sue politiche restrittive. Dati che non si limitano alla sola sfera giuridica, ma analizzano la vita quotidiana delle persone, evidenziando violazioni e discriminazioni sia in ambito sociale che legale.
Del resto solo nel 2016 il Parlamento italiano ha introdotto una forma di unione civile per le coppie omosessuali che è, tuttavia, poco più di un adempimento burocratico e anagrafico, senza alcuna possibile equiparazione con il matrimonio tra uomo e donna. Ne consegue che alle coppie dello stesso sesso è impedito di adottare congiuntamente un bambino. Vietata dalla legge anche la gestazione per altri (GPA) che la premier Giorgia Meloni ha addirittura definito un “reato universale”. Addirittura il reciproco riconoscimento dei figli del partner nelle coppie omogenitoriali è ostacolato in ogni modo.
Per quanto riguarda le persone transgender, una norma del lontano 1982 consente la rettifica anagrafica del genere, ma solo dopo un percorso medico, psichiatrico e giudiziario molto lungo e complesso in quanto non esiste in Italia una normativa chiara che tuteli le persone non binarie o che riconosca identità di genere al di fuori della dicotomia maschio/femmina.
Molto arretrata anche la prevenzione delle discriminazioni e della violenza omofoba per la quale non esiste una legge specifica. L’unico tentativo effettuato dal Parlamento (il così detto “DDL Zan”), è stato bocciato nel 2021. Il risultato è un drammatico aumento delle aggressioni a persone omosessuali e transgender, degli atti di bullismo tra minori e dei suicidi a seguito di vessazioni omotransfobiche.
Secondo una ricerca intitolata “L’opinione pubblica italiana e i diritti LGBT+”, condotta dall’Università di Verona e dall’Università di Pavia la società italiana appare spaccata sui vari temi legati ai diritti LGBT. I dati rivelano che più della metà degli intervistati (53,9%) riconosce che le persone gay, lesbiche e bisessuali siano soggette a discriminazione, mentre un terzo del campione (31,8%) minimizza il problema. Per quanto riguarda le persone transgender e non binarie, la percezione della discriminazione è ancora più marcata. Sul tema delle famiglie omogenitoriali e del matrimonio egualitario emergono divisioni significative. L’83,4% degli italiani riconosce le unioni tra persone dello stesso sesso, ma solo il 56,8% è favorevole al matrimonio egualitario, mentre il 26,6% preferirebbe mantenere solo le unioni civili. Una minoranza del 6,6% si oppone a qualsiasi riconoscimento legale delle coppie omosessuali. Inoltre, il 57,6% considera le famiglie arcobaleno alla pari di quelle eterosessuali, mentre il 28,3% ritiene che la famiglia debba essere composta esclusivamente da un uomo e una donna. Anche sul diritto all’adozione da parte delle coppie dello stesso sesso, la maggioranza degli intervistati si dichiara favorevole.
Un altro tema cruciale riguarda la genitorialità e le tecniche di procreazione assistita. Gli italiani si dimostrano favorevoli alla procreazione medicalmente assistita (PMA), ma con delle riserve: quasi un terzo la sostiene solo se destinata a coppie eterosessuali o donne single, mentre nega questa possibilità alle coppie lesbiche. Sulla gestazione per altri (GPA), il 38,5% si dichiara contrario, mentre il 37,3% è favorevole, ma con una forte preferenza per il suo utilizzo da parte di coppie eterosessuali.
La società italiana sembra essere dunque spaccata, con una fortissima differenziazione tra grandi città e aree rurali, e tra Sud e Nord. In un paesino del meridione è facile imbattersi in episodi di violenza o di discriminazione; ma per le associazioni arcobaleno le aggressioni omofobe e transfobiche sono in aumento in tutta Italia, complice un clima mediatico ricolmo di pregiudizi e stereotipi e del grave ritardo della Scuola pubblica dove si registra la totale assenza di corsi di educazione sessuale e affettiva.
Anche a livello lavorativo le persone LGBT+ possono ancora subire discriminazioni, soprattutto nelle piccole aziende e nei contesti più tradizionalisti, anche perché, come detto, manca una legge che protegga esplicitamente i lavoratori LGBT+ dalla discriminazione.
PORTOGALLO
Il Paese Lusitano è uno dei più progressisti in Europa per quanto riguarda i diritti delle persone LGBT+, grazie a un avanzato quadro legislativo e a un forte impegno delle istituzioni nella tutela della comunità. Il Portogallo ha legalizzato il matrimonio tra persone dello stesso sesso nel 2010, garantendo pari diritti alle coppie omosessuali, inclusa la possibilità di adottare bambini dal 2016. Inoltre ha introdotto una delle legislazioni più evolute al mondo per le persone transgender: dal 2018, è possibile cambiare genere nei documenti senza bisogno di interventi medici o diagnosi di disforia di genere, un importante passo avanti per l’autodeterminazione.
Anche le leggi anti-discriminazione sono tra le più avanzate, vietando esplicitamente ogni disparità basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere in ambito lavorativo, sanitario ed educativo.
Dal punto di vista turistico, il Portogallo è una delle destinazioni più accoglienti per la comunità LGBT+, con eventi come il Lisbon Pride e il Porto Pride che attraggono migliaia di persone ogni anno. Anche a livello lavorativo, le aziende più grandi adottano politiche inclusive; mentre ma nelle piccole imprese e nelle zone rurali permangono difficoltà, specialmente per chi è apertamente transgender.
In un contesto complessivamente molto evoluto, ha destato grande sgomento la recente mossa del governo di centrodestra del Portogallo che, in grave difficoltà politica e vicino alla conclusione anticipata della legislatura dopo meno di un anno, ha deciso di annullare la circolare ministeriale sui “Diritti di genere nelle scuole” emessa nel 2023. Il provvedimento, redatto congiuntamente dalla Commissione per la cittadinanza e l’uguaglianza di genere e dal Ministero dell’Istruzione, aveva l’intento di fornire “linee guida per il personale scolastico e non scolastico verso una scuola più inclusiva”, raccomandazioni come il rispetto del nome scelto dallo studente in tutte le attività scolastiche ed extrascolastiche, l’accesso sicuro ai servizi igienici e spogliatoi in accordo con l’identità di genere, il rispetto della privacy degli studenti riguardo alle loro famiglie, l’obbligo di segnalare situazioni di violenza o maltrattamento legato all’orientamento sessuale o all’identità di genere. Al momento dell’emanazione della circolare, il governo era guidato dalla sinistra sotto la leadership di Antonio Costa, attuale presidente del Consiglio europeo.
Con l’odierna abrogazione della norma, non si terrà più conto dell’identità di genere dello studente nelle comunicazioni ufficiali, che continueranno a utilizzare il nome di nascita. I ragazzi e le ragazze che si sentono diversi, da oggi rischiano di vedere i loro diritti alla privacy limitati.
La decisione sta facendo molto scalpore in uno dei paesi più gay-friendly al mondo, dove i diritti civili sono stati ampiamente riconosciuti dopo la fine della dittatura di Salazar.
SPAGNA
Il Paese Iberico è considerato uno dei più avanzati in Europa per i diritti delle persone LGBT+. Grazie a una legislazione progressista e a una società relativamente aperta, il Paese si distingue per il riconoscimento dei diritti civili e per le tutele contro la discriminazione. Tuttavia, non mancano sfide e difficoltà, soprattutto sul fronte della discriminazione sociale e delle disuguaglianze economiche.
La Spagna è stata tra i primi Paesi al mondo a legalizzare il matrimonio tra persone dello stesso sesso nel 2005, sotto il governo socialista di José Luis Rodríguez Zapatero. Questa legge ha garantito alle coppie omosessuali gli stessi diritti e doveri delle coppie eterosessuali, compresa la possibilità di adottare bambini. Inoltre, nel 2007 è stata introdotta una legge che facilita il cambio di genere nei documenti ufficiali senza il requisito dell’intervento chirurgico, un passo fondamentale per il riconoscimento dell’identità delle persone transgender.
Nel 2023, il governo spagnolo ha approvato una nuova legge per i diritti delle persone trans, che ha introdotto l’autodeterminazione di genere per le persone dai 16 anni in su e ha ridotto le barriere burocratiche per il riconoscimento legale dell’identità di genere. Questa normativa ha suscitato dibattiti anche all’interno della comunità femminista, ma ha rappresentato un significativo progresso nel panorama legislativo europeo.
La politica spagnola ha mostrato un forte impegno per i diritti delle persone omosessuali, soprattutto grazie ai governi socialisti (PSOE) e all’alleanza con formazioni progressiste come Podemos. Tuttavia, l’ascesa del partito di estrema destra Vox ha introdotto un discorso più conservatore e critico verso le politiche di genere e i diritti LGBT+. Vox ha cercato di limitare l’educazione all’inclusione nelle scuole e ha più volte criticato le leggi anti-discriminazione, promuovendo una visione più tradizionalista della società.
Nonostante ciò, le grandi città come Madrid e Barcellona, ospitano eventi di rilievo come il Pride, che attrae milioni di persone e rappresenta un momento chiave per la visibilità della comunità LGBT+.
Ma la situazione non è tutta “rose e fiori”. Negli ultimi anni si è registrato un aumento delle aggressioni omofobe e transfobiche, anche a causa della crescente polarizzazione politica e alla retorica anti-woke diffusa da alcuni settori della società.
Secondo la ricerca “LGTBI+ State” del 2023 della Federazione LGTBI+ State, negli ultimi 5 anni più di 280.000 persone LGBTI hanno subito aggressioni a causa del loro orientamento sessuale . Una cifra in contrasto con i dati ufficiali, che stimano il numero di crimini d’odio contro il gruppo a 1.551 negli ultimi cinque anni. Ciò si spiega con il fatto che, come indica la federazione, solo il 20% dei reati viene denunciato , quindi sono molte le esperienze vissute dalle persone LGTBIQ+ che non compaiono nei dati ufficiali.
Non bisogna quindi abbassare la guardia e continuare a promuovere misure per favorire l’inclusione lavorativa e sociale delle persone LGBT+, con incentivi per le aziende che adottano politiche inclusive e programmi di supporto per le persone transgender in cerca di occupazione.